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CINA – Storico addio alle bacchette?


 

cina - bacchetteECCO IL TENTATIVO DI SALVARE GLI ALBERI

In Estremo Oriente, un problema importante che affligge ambiente ed ecosistemi, è quello della deforestazione. Un contributo negativo al fenomeno viene dato dall’impiego del legno per le famose e diffusissime bacchette, usate per mangiare. (riso e altri cibi). Queste sono fatte per l’appunto in legno d’albero, talvolta anche pregiato, e la produzione dell’utensile è naturalmente sfrenata, considerando il grande numero di abitanti dei paesi orientali.Ecco quindi che per risolvere il problema, un parlamentare cinese ha deciso di sfidare una secolare tradizione ponendo l’obiettivo di abolire l’uso di tali bacchette di legno, proprio per ridurre il diboscamento e quindi i danni all’ambiente e alla natura. Ogni anno, pensate, solo in Cina, vengono prodotte circa 80 miliardi di coppie di bacchette in legno usa e getta, che hanno di fatti un ciclo di vita brevissimo. Si parla già di una nuova possibile norma che vieti, dunque, la produzione delle bacchette col legno.

 

ABBIAMO BISOGNO DI MUTARE LE NOSTRE ABITUDINI

e sensibilizzare la popolazione all’utilizzo delle posate, come avviene in altri paesi, ha detto Bo Guangxin, presidente di una società che opera nel settore della silvicultura. Il quantitativo di bacchette usa e getta prodotto in Cina, secondo Bo Guangxin, sarebbe sufficiente a coprire 360 volte piazza Tiananmen a Pechino ed equivale a tagliare ogni anno 20 milioni di alberi di età superiore a 20 anni. La Cina, il più grande importatore mondiale di legno, ha imposto una tassa del 5% sulle bacchette usa e getta per ridurre gli sprechi, così come fece nel 2006 per i pavimenti in legno.

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 14 marzo 2013 in Attualità

 

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DAL VELENO DELLE API UNA CURA PER L’HIV?


 

cura hiv -veleno apiPOSSIBILE CHE QUESTI PICCOLI

instancabili insetti possano aiutare a sconfiggere l’aids, una delle malattie che più hanno messo in pericolo la salute dell’essere umano nell’ultimo secolo? E’ ciò che sostiene uno studio condotto dai ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis.In particolare gli scienziati pensano che delle specifiche particelle utilizzate in natura per trasportare una tossina che compone il veleno dell’ape sia in grado di distruggere ilvirus dell’HIV senza distruggere le cellule sane ad esso circostanti. Se l’effetto di queste particelle fosse confermato da successivi studi si sarebbe senza dubbio intrapresa una strada molto importante al fine di ottenere una terapia in grado di regalare una guarigione vera e propria ai malati. Senza contare che partendo da questi risultati si potrebbe dar vita ad una task force in grado di creare, come auspicato da molti, un gel vaginale capace di impedire la diffusione del virus. Commenta il dott. Joshua L. Hood, coordinatore della ricerca:

 

LANOSTRA SPERANZA E’ CHE NEI LUOGHI IN CUI L’HIV STA DILAGANDO

le persone potrebbero usare questo gel come misura preventiva per fermare l’infezione iniziale.Il nome di questa tossina che si presenta come miracolosa? La melittina. E’ la principale tossina del veleno di ape che in modo analogo è stata notata funzionare in fase sperimentale anche contro i tumori, eliminando le cellule malate e preservando quelle sane. Il problema? Se usata in grandi quantità, questa sostanza può causare danni all’organismo  E’ per questo che si sta lavorando sulla possibile efficacia delle nanoparticelle, fornendo alle stesse una sorta di “paraurti”, così è stato definito dagli scienziati, di tipo genetico, in modo tale che a contatto con il virus siano in grado di eliminarlo, mentre se in “collisione” con le cellule sane semplicemente rimbalzino sulle stesse senza danni. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore Antiviral Therapy. Speriamo che gli scienziati riescano a mettere a punto in fretta un farmaco basato sulle loro scoperte.

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 14 marzo 2013 in Attualità

 

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STUDENTESSE INDONESIANE CREANO DEODORANTE ECO-FRIENDLY DALLO STERCO DI VACCA


E’ COSI’ CHE DUE GIOVANISSIME STUDENTESSE INDONESIANE

hanno impressionato i giudici delle Olimpiadi Nazionali dei Progetti Scientifici, aggiudicandosi l’ambito riconoscimento grazie al loro deodorante per ambienti realizzato dal letame dei bovini. E, che ci crediate o no, il prodotto biologico ha, in realtà, una piacevole fragranza naturale.Si chiamano Dwi Nailul Izzah e Rintya Aprianti Miki le due ragazze che sono riuscite a superare gli altri 1000 partecipanti all’Indonesian Science Project Olympiad (ISPO), che si tiene ogni anno alla fine di febbraio a Jakarta, vincendo la medaglie d’oro per la loro invenzione originale e rispettosa dell’ambiente. Certo, il letame è uno degli ultimi ingredienti che ci si aspetta di trovare in un prodotto che profuma gli ambienti, ma, secondo i giudici e tutti gli altri che hanno avuto la possibilità di “annusarlo”, ha un profumo sorprendentemente piacevole di erba.Ma non è solo l’odore che ha fatto vincere punti a DWI e Rintya. Il loro prodotto naturale non contiene nessuna delle sostanze chimiche che si trovano in prodotti simili disponibili in commercio, ed è anche più conveniente. Mentre un tradizionale deodorante da 275 grammi costa 39.000 rupie indonesiane (circa 4 dollari), una lattina da 225-grammi di deodorante da sterco di vacca costa solo 21.000 rupie (circa 2 dollari), ovvero la metà.

 

LE DUE GIOVANI ORA SONO PRONTE inepo

a mostrare la loro invenzione all’International Environment Project Olympiad (INEPO), a Istanbul, e stanno per depositare un brevetto. Ma come si trasforma il letame in un profumato deodorante? Dwi e Rintya hanno prima di tutto raccolto il materiale necessario da una fattoria nel Lamongam, East Java, e hanno lasciato fermentare lo sterco per tre giorni. Poi il liquido estratto dal letame fermentato è stato mescolato con acqua di cocco. Infine, le ragazze hanno distillato il liquido per eliminare tutte le impurità.L’intero processo è durato ben 7 giorni, ma alla fine hanno ottenuto quello che cercavano: un deodorante per ambienti con un profumo a base di erbe proveniente dal cibo digerito dalle vacche. “Il nostro deodorante non è integrato con sostanze chimiche per fornire la fragranza, l’odore è puro e profuma come le piante naturali con cui si alimentano le vacche. È anche più sano, perché non contiene ingredienti nocivi, come la maggior parte degli altri deodoranti sul mercato”, ha raccontato Dwi Nailul Izzah.

*Roberta Ragni

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 Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 13 marzo 2013 in Attualità

 

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TABACCO SENZA NICOTINA – Nuove frontiere per smettere di fumare


tabacco ogmDOPO LE SIGARETTE ELETTRONICHE ARRIVANO LE SIGARETTE OGM INDOVINATE OER COSA?

Per smettere di fumare se ne inventa sempre una.Ormai la crociata contro il fumo è cominciata e guerra sia fino all’ultimo fumatore.Dopo le sigarette elettroniche ecco che arriva il tabacco OGM (da qualche parte l’OGM dovrà pure impiegarsi positivamente!)Sono già in fase di sperimentazione le sigarette prodotte usando tabacco geneticamente modificato.Contiene un tasso di nicotina più basso, addirittura del 97% in meno rispetto alle sigarette normali, senza però presentare alterazioni di odore e sapore.Lo riporta il New York Times, sottolineando che le università del Minnesota e di Pittsburgh effettueranno sei mesi di test su 500 fumatori per valutare se con le sigarette sperimentali è più facile smettere di fumare.Secondo Dorothy Hatsukami ed Eric Donny, i due esperti che guidano lo studio, potrebbero rappresentare «un punto di svolta», e sembra che i risultati dei test effettuati finora siano incoraggianti.Il National Institutes of Health ha acquistato nove milioni di queste sigarette per scopi di ricerca, nell’ambito della campagna antifumo.Le produce un’azienda del Massachusetts, la 22nd Century Group, che detiene 98 brevetti per la manipolazione delle piante di tabacco.

di Massimilla Manetti Ricci

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 13 marzo 2013 in Attualità

 

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L’ULTIMA SFIDA DEL PRESIDENTE MUJICA – Vi insegno come usare la Marijuana


mujicaMEGLIO MANGIARLA CHE FUMARLA

Il presidente della Corte Suprema:“Distribuire gratis le droghe leggere così sconfiggeremo la criminalità”Di tutti i presidenti in carica è orgogliosamente il piú al verde, il politico più all’osso e malagiato di tutto il Sudamerica ( e probabilmente, di tutto il pianeta) più frugale e basico di qualunque missionario francescano, più spartano e rigoroso di Joan Pick, l’asceta dell’energia di Croydon che da sempre ha bandito l’auto, il frigorifero, la televisione, il riscaldamento e la doccia, pur di ridurre quasi a zero le sue emissioni di gas serra.  Ex dirigente tupamaro, il presidente uruguayano Pepe Mujica vive con meno di mille dollari al mese in una finca alle porte di Montevideo, con la moglie senatrice e un cane senza pedigree, in cui coltiva le sue verdure e le sue amate piante aromatiche. Per anni è andato in Parlamento sempre in Vespa – altro che il Gregory Peck di “Vacanze Romane”. Possiede una vecchia Volkswagen color verde bottiglia, del valore di 1900 dollari mentre nelle occasioni ufficiali riceve i capi di stato stranieri a bordo di una Chevrolet Corsa.
 

SE UN GIORNALISTA GLI CHIEDE L’INTERVISTAPresidente-Pepe-Mujica

Pepe l’asceta gli dà appuntamento al bar de Vida nel popolare barrio Belvedere dove si presenta senza scorta, come un qualsiasi cittadino o un serafico pensionato in libera uscita. Eletto il primo marzo del 2010 il minimalista Mujica ha rivoluzionato il suo paese come nemmeno Copernico si sogno’ di fare con le orbite dei pianeti. Citando Seneca «Povero non è colui che possiede poco bensì colui che brama di possedere troppo. Così passa la vita maledicendo di non avere nulla» e al grido di «la felicidad no es gastar y llenarse de cosas. Es llenarse de tiempo libre», Mujica si è battuto per la legalizzazione dell’aborto, della marijuana – «la tossicodipendenza e’ una malattia, guai a confonderla col narcotraffico» – e dei matrimoni gay.  La nuova sfida di Pepe l’asceta, è quella di insegnare ai giovani a consumare correttamente la marijuana per diminuirne gli effetti e limitarne i danni. In sinergia con il segretario generale del Consiglio Antidroga Nazionale – Julio Calzada – Mujica sta varando una campagna destinata ai giovani su come consumare la marijuana. Evitare, ad esempio, di fumarla per non danneggiare i polmoni ma inalarla o consumarla con cibi – da qui la nascita di ricettari in cui la marijuana diventa base per tisane, torte, ripieno per empanadas, panacea per ingagliardire salse, per macerare pesci e carni destinate ad essere asade, manosanta per zuppe, per rendere più stuzzicante la mayonese per il sandwich olimpico e per l’agnello e la carne di nandú.
 

Jorge RuibalNEL FRATTEMPO

Jorge Ruibal, presidente della Corte Suprema di Giustizia, invita il suo paese non solo a legalizzare la marijuana ma a distribuirla gratuitamente per evitare che i giovani tossicodipendenti entrino nel limbo della microcriminalitá o la comprino al mercato nero, dove il suo traffico è gestito dalla malavita organizzata. L’unica condizione che pone Ruibal è registrare i consumatori per poter monitorare il consumo di marijuana in Uruguay. “Consideriamo che il popolo dei consumatori abituali oscilli intorno ai 300.000, di cui più della metà giovani e minori d’età». E’ da più di un anno e mezzo che Pepe l’asceta cerca di convincere il suo paese a legalizzare la marijuana e a delegare allo Stato il monopolio per poterla produrla e venderla, così da infliggere un colpo letale al narcotraffico e allontare definitivamente i giovani dal mercato nero, dove, oltre alla marijuana, si vendono droghe pesanti e le micidiali droghe sintetiche.

*LORENZO CAIROLI

 

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 12 marzo 2013 in Attualità

 

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SCARTI ALIMENTARI – Un tesoro da 1000 euro al Kg per studi su farmaci e cosmesi


compostBUCCE DI POMODORO

Scorze di agrumi, olive macerate, vinacce e similari sono una miniera di molecole utilissime ai fini della ricerca scientifica in diversi ambiti.Un tesoro si nasconde negli scarti agroindustriali. Bucce di pomodoro, scorze di agrumi, olive macerate, vinacce e similari sono infatti una miniera di molecole utilissime ai fini della ricerca scientifica in campo farmaceutico, cosmetico e alimentare. Tanto da poter valere addirittura 1000 euro al kg.A spiegarlo è Fabrizio Adani, responsabile scientifico del Gruppo Ricicla, del dipartimento di produzione vegetale della facoltà di Agraria dell’università di Milano che a fine febbraio – alla terza edizione di “Food Bioenergy”, nell’ambito della fiera “Bioenergy Italy” a Cremona dal 28 febbraio al 2 marzo – approfondirà il tema del riutilizzo di questi scarti, da non considerare più come rifiuti ma come veri e propri sottoprodotti.

IN ITALIA scarti alimentari

osserva l’esperto – ogni anno si producono in media di 12 milioni di tonnellate di scarti agroindustriali, solo la frazione organica arriva a 9 milioni. Una grande risorsa che non viene sfruttata appieno.Allo stato attuale, continua Adani, non esiste un mercato consolidato per il riutilizzo di questi scarti. Esistono però aziende che stanno lavorando, con notevole lungimiranza, per perfezionarne il recupero al fine di ottenere molecole ad alto valore aggiunto da utilizzare non solo per produrre energia ma anche nell’industria farmaceutica.Non solo bioenergie quindi. Grazie all’innovazione è infatti possibile estrarre da questi materiali polifenoli, carboidrati, omega 3, omega 6 e pigmenti utili alla ricerca in differenti ambiti industriali.Tuttavia, come speso accade in Italia, conclude l’esperto – nonostante il valore considerevole anche in termini economici di una tale risorsa –  gli investimenti in questa direzione sono carenti: scarti industriali e idee non mancano ma i fondi da destinare a un processo così interessante invece languono.

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 12 marzo 2013 in Attualità

 

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I MILLE USI DELLA CANAPA – Dalla carrozzeria per auto ai panini


ORMAI E’ DATO PER SCONTATO

che la parola cannabis richiama alla mente qualcosa di trasgressivo e punito dalla legge. In realtà la pianta che porta questo nome è stata usata da secoli in maniera proficua ed utile alla società e lo è ancora oggi. L’urgenza di avviare un sviluppo sostenibile e il crescente bisogno di stili di vita alternativi hanno permesso di riscoprire l’utilizzo di questa pianta in cucina, nel campo dell’industria tessile o nell’edilizia  ma anche in ambiti del tutto inediti. Ad esempio la canapa oggi può essere usata nella cosmesi naturale, in campo farmaceutico oppure come biocarburante. Si utilizza così dalla fibra, all’olio di canapa, ai semi di canapa per i prodotti più disparati. Guardiamo quali

 

LA PRIMA MACCHINA FATTA DI  CANAPA

Nella prima metà del novecento il primo a realizzare un carburante a base di cannabis fu proprio Henry Ford. Il padre delle moderne automobili aveva pensato a un distillato alla canapa per alimentare la sua Hemp Body car, un’auto con la carrozzeria in fibra di canapa totalmente a impatto zero. Il prototipo realizzato nel 1941 quando ancora l’inquinamento non era un problema non entrò mai in produzione: l’idea di Ford era bella ma non in linea con il suo tempo; infatti i potentissimi trust del petrolio e dell’acciaio che fecero naufragare l’idea di utilizzare la canapa come risorsa nell’industria automobilistica.In epoca recente la canapa si sta rilanciando come sinonimo di benessere e stile di vita naturale. Essa è stata definita come la risorsa ecologica perfetta perché la sua coltivazione non richiede pesticidi e altri fertilizzanti ma è essa stessa a lasciare il terreno più fertile di come l’ha trovato. Inoltre la canapa è ricca di proprietà che la rendono utile ad esempio nella bioedilizia e un ingrediente particolarmente nutriente e sano in cucina.

 

LA CALCE DI CANAPA

Lo stelo della canapa è stato utilizzato insieme alla calce come materiale da costruzione leggero ma molto resistente che è anche un ottimo isolante sia termico che acustico. Le costruzioni in canapa come quella della prima casa bioefficiente realizzata vicino a Città del Capo in Sudafrica contribuiscono inoltre a migliorare la qualità dell’aria sia all’interno perché non è necessario utilizzare sostanze chimiche come isolanti ed esterna perché la canapa è in grado di assorbire CO2.

 

IL BIO MATTONE DI CANAPAbiomattone

Nel settore delle costruzioni in canapa è presente anche un’azienda italiana la Equilibrium  con il suo biomattone darà un contributo all’edilizia del futuro.Grazie a una circolare del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 2002 nel nostro paese è possibile coltivare la canapa che non contiene livelli rilevanti di THC cioè di sostanze stupefacenti. Non così è per tutti i paesi: per costruire la casa di canapa in Sudafrica ad esempio si è dovuto importare la materia prima dalla Francia perché non era possibile coltivare la pianta localmente per scopo industriale.

 

LA CANAPA IN CUCINA: PIZZE E CAFFE’pizza canapa

In cucina la canapa ha delle ottime proprietà nutrizionali soprattutto nei semi che sono ricchi di aminoacidi e grassi polinsaturi (omega 3 omega6 omega9). Tutto questo la rende ottima per chi ama la cucina naturale, vegetariana o chi ama tenersi in salute. A Conversano grazie all’associazione Canapuglia  si possono degustare prelibatezze alla canapa come la pizza, le crepe e il caffè. Con la canapa sono state inoltre rivisitati alcuni cibi tradizionali pugliesi come i tarallini, le sfogliatine e la pasta.

 

IL PANINO ALLA CANAPApanino-canapa

Pare che la canapa in ambito gastronomico si stia facendo onore. Dopo che quest’estate una catena di ristoranti n Belgio aveva inserito nei suoi menu il panino alla cannabis biologica, oggi la canapa è diventata protagonista di un esclusivo aperitivo milanese. Ad organizzarlo è Canapa Lifestyle un osservatorio su stili di vita più sani e naturali che giovedì 1 marzo presso il ristorante San Vittore darà il via a una serie di aperitivi con degustazioni alla canapa, stand informativi sulle ultime novità e sconti per universitari.

 

dentifricio alla canapaIL DENTIFRICIO ALLA CANAPA

Un’altra azienda italiana che produce prodotti in canapa si chiama ganjamaica. Nel suo shop online non solo cibo ma anche prodotti per la cura del corpo e la bellezza: creme oli per massaggio, bagni schiuma e shampoo. Tra questi destano particolare attenzione il dentifricio naturale ganjamaica realizzato con oli essenziali di canapa, salvia e menta piperita e il lucidalabbra alla canapa.

 

 

 

 

 

 

LA CANAPA IN LATTINA

Con la canapa si realizzano inoltre birre ma anche bevande analcoliche energizzanti come l’americana Chronic Ice che è fatta con una miscela di thè e estratto di canapa.

 

 

 

Letizia Materassi

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 11 marzo 2013 in Attualità

 

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ORTAGGI GIA’ TAGLIATI E CONFEZIONATI – 5 motivi per evitarli


 

insalata-in-bustaABBIAMO REALMENTE BISOGNO DI ACQUISTARE GLI ORTAGGI GIA’ TAGLIATI E CONFEZIONATI?

Si tratta di una tipologia di prodotti acquistati nell’illusione di risparmiare tempo e denaro e per ragioni di presunta praticità. In realtà, il più delle volte, il loro acquisto determina un ingiustificato dispendio di denaro, anziché garantire il tanto agognato risparmio, oltre a condurre alla scelta di alimenti più poveri di nutrienti rispetto ai corrispondenti prodotti interi, dalla provenienza il più possibile locale e non industriale. Ecco alcuni spunti di approfondimento riguardanti le motivazioni per evitare di acquistare ortaggi pronti per essere consumati, senza dimenticare la questione packaging e rifiuti.

 

1) Hanno una maggiore impronta di carbonioCesto verdure

Spesso pensiamo alla possibilità di ridurre l’impatto ambientale degli alimenti che portiamo sulle nostre tavole insita nella scelta di prodotti a chilometri zero, che abbiano compiuto la minore distanza possibile per giungere fino a noi. Un altro importante aspetto relativa all’impronta di carbonio dei nostri cibi riguarda i loro processi produttivi. Prima del trasporto, frutta, verdura, legumi e altri alimenti di provenienza industriale passano attraverso numerose fasi generatrici di emissioni di Co2 e di sprechi idrici ed energetici, come lavaggi che possono prevedere l’utilizzo di sostanze disinfettanti, irraggiamento per la distruzione dei batteri, refrigeramento, che può essere necessario sia durante il trasporto che nel corso della permanenza nei magazzini. La loro produzione a livello industriale richiede elevati consumi energetici, dovuti all’impiego di macchinari utilizzati per disinfettare, affettare e confezionare gli stessi. Mediante l’acquisto di ortaggi interi e sfusi tutto ciò viene evitato in gran parte, o del tutto se essi provengono direttamente dal nostro orto o da un mercato contadino della nostra città.

 

2) Non sono sempre piu’ puliti

L’avrete certamente notato, nel caso vi sia capitato di acquistare degli ortaggi già affettati, o comunque privati delle parti solitamente considerate di scarto e dunque confezionati: non sempre gli ortaggi confezionati sono così puliti come ci si aspetterebbe. Non di rado tra porri, finocchi e cespi d’insalata può capitare di intravedere della sporcizia che è necessario eliminare prima del loro consumo, costringendovi ad un ulteriore spreco di acqua, rispetto a quanta non ne sia già stata utilizzata per la loro pulizia, seppur non perfetta, prima del confezionamento industriale. Proprio all’interno dell’industria alimentare non sono poi così rare le contaminazioni batteriche. La lunga conservazione degli ortaggi, soprattutto se fuori stagione, può provocare il rapido sviluppo di muffe, che a volte possono presentarsi già a poche ore dall’acquisto, insieme a marciumi. Anche da questo punto di vista, meglio affidarsi a prodotti di stagione, il meno possibile trattati industrialmente e di provenienza certa. Di regola, anche gli ortaggi già puliti, tagliati e confezionati andrebbero comunque lavati prima dell’utilizzo, in modo da eliminare non soltanto tracce di sporcizia ma anche da contrastare eventuali residui di pesticidi presenti sulla loro superficie.

 

3) Sono piu’cari

La comodità si paga, ecco la verità, e costa cara. E’ sufficiente confrontare il prezzo di una confezione di insalata in busta con quello di un bel cespo di lattuga per rendersi conto di come scegliendo di non “perdere tempo” per pulire e sminuzzare la propria insalata, si sia però costretti a pagare di più per una quantità di prodotto decisamente inferiore e che tende a deteriorarsi più facilmente, oltre che comunque bisognosa di essere lavata e risciacquata ancora una volta prima del consumo, per una maggiore sicurezza. Il caso dell’insalata in busta è soltanto uno dei tanti esempi in proposito. Pensate ad esempio alle confezioni di carote già tagliate a bastoncini o alle confezioni di piccole parti di ortaggi vendute come verdure essenziali per la preparazione del minestrone. In linea generale, acquistando ortaggi interi si risparmia, se prendiamo in considerazione il prezzo al chilo. Scegliendo ortaggi biologici – ormai non sempre molto più cari rispetto agli ortaggi convenzionali, e gratis se provenienti direttamente dal proprio orto – il risparmio sarà ancora maggiore, poiché si potranno consumare senza problemi anche bucce, gambi e foglie commestibili, evitando ogni tipo di scarto.

 

4) Non sono altrettanto salutari

Ortaggi e frutta confezionati e pronti per essere consumati possono essere considerati come un alternativa più salutare rispetto alle classiche merendine, nel momento in cui ci si trova alla ricerca di uno spuntino spezzafame. Ciò di cui a volte non si tiene conto in un simile paragone riguarda il fatto che l’esposizione all’aria ed alla luce degli ortaggi e della frutta, una volta affettati o privati della buccia, può compromettere il contenuto nutritivo degli stessi. Una volta che un frutto o un ortaggio ricco di vitamina C viene affettato, per tale vitamina e per altri nutrienti, come il betacarotene, prende il via un processo di degradazione, che contribuisce ad impoverire tali alimenti. Rappresenta dunque una soluzione migliore preferire frutta ed ortaggi interi, da sbucciare ed affettare al momento. Del resto si tratta di operazioni che richiedono pochi minuti e sarà la salute a guadagnarne.

 

5) Hanno piu’ imballaggi

Attraversando le corsie del supermercato è molto semplice accorgersi del quantitativo esorbitante di imballaggi impiegati da parte dell’industria alimentare non soltanto per ragioni di sicurezza ed al fine di proteggere gli alimenti, ma anche semplicemente a scopo pubblicitario ed al fine di attirare i consumatori verso l’acquisto di un determinato prodotto. Frutta e verdura sono alimenti sani di per sé, non necessitano di spot pubblicitari che ne esaltino le qualità nutrizionali, eppure le esigenze attribuite ai consumatori moderni hanno portato alla creazione di confezioni di ortaggi già affettati e pronti all’uso, avvolti in un packaging sovrabbondante, costituito da pellicole trasparenti, vaschette di plastica o di polistirolo, linguette e scatolette in cartone che non possono che contribuire ad aumentare giorno dopo giorno i rifiuti accumulati quotidianamente da parte di ogni cittadino e di ogni famiglia.

Ecco dunque un ulteriore ed ultimo motivo per evitare il più possibile l’acquisto di ortaggi e frutta affettata e confezionata. Meglio scegliere prodotti interi e da affettare una volta giunti a casa, così da poter risparmiare dal punto di vista economico, guadagnare un maggior apporto nutritivo per quanto concerne il mantenimento di una buona salute attraverso l’alimentazione e contribuire a ridurre la quantità di materiali di scarto prodotti da destinare alla raccolta dei rifiuti.

Marta Albè

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 11 marzo 2013 in Attualità

 

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NUOVO VIRUS MORTALE ARRIVA IN EUROPA – Otto vittime una in Inghilterra


GLI STATI UNITI HANNO MESSO IN GUARDIA IL SISTEMA SANITARIO

per l’arrivo di un nuovo virus che avrebbe già ucciso 8 delle 14 persone ammalatesi. In base a quanto riportato dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC), la maggior parte delle infezioni è stata registrata in Medio Oriente, ma sono già tre i casi riscontrati in Gran Bretagna. Un uomo di 60 anni, di ritorno in Inghilterra da un viaggio in Pakistan e in Arabia Saudita, ha riscontrato disturbi respiratori. Da un’analisi successiva si è registrata la presenza sia del nuovo virus, che dell’H1N1. In breve tempo la malattia è stata trasmessa a due familiari: il 6 febbraio un uomo precedentemente ammalato è stato aggredito dal nuovo virus e, dopo pochi giorni, è morto. La seconda persona, una donna adulta in buona salute, è guarita senza necessità di ricovero in ospedale.

 

IL VIRUS E’ ALTAMENTE TRASMISSIBILE DA UOMO A UOMO PIUTTOSTO CHE DA ANIMALE AD ESSERE UMANO

Questa, almeno, una delle prime considerazioni del CDC. Ciononostante, si tratta di un coronavirus, ovvero di uno di quei virus a cui appartiene anche la temibile SARS, l’influenza di origine suina isolato per la prima volta nel 2003. Una caratteristica dei coronavirus è la sintomatologia che, nelle fasi iniziali, per nulla differisce dalla comune influenza. Dopo aver allertato il sistema sanitario americano, il CDC ha invitato i cittadini americani a sottoporsi a controlli medici se entro 10 giorni da un viaggio nella Penisola arabica si dovessero manifestare insufficienze respiratorie.

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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 10 marzo 2013 in Attualità

 

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CINGHIALI RADIOATTIVI IN VALSESIA – E’ giallo sul cesio 137


cesio 137SI CHIAMA CESIO 137

Ed è il nome di un incubo che riporta al 1986, l’anno di Cernobil. Un isotopo radioattivo. Nucleare. Dista migliaia di chilometri la Valsesia, provincia di Vercelli, terra all’ombra del monte Rosa, eppure hanno trovato tracce di questa sostanza nella lingua e nel diaframma di 27 cinghiali del comprensorio alpino abbattuti dai cacciatori tra il 2012 e il 2013. Tracce così consistenti da costringere il ministro della Salute, Renato Balduzzi, a convocare in fretta e furia i carabinieri del Nas e del Noe. E’ stata superata fino a dieci volte la soglia prevista dai regolamenti in caso di incidente nucleare. Dopo la prima riunione urgente del coordinamento, a Roma, prevista per questa mattina, partirà alla volta delle montagne vercellesi un laboratorio mobile della sezione inquinamento da sostanze radioattive, il nucleo specializzato che fa parte del reparto operativo Noe. Saranno sentiti i cacciatori del comprensorio, sarà tracciata una mappa per ricostruire l’itinerario seguito dagli ungulati e individuare l’area esatta in cui sarebbero venuti in contatto con il terreno. Già, perché come fanno notare gli esperti, è lì che bisogna cercare. La terra. L’erba. Il fantasma di Cernobil, se è da lì che parte tutto, deve aver lasciato tracce del proprio passaggio dove hanno pascolato questi animali.
 

LA SCOPERTA CHE PER MOLTI E’ GIA’ SCONVOLGENTE E’ NATA QUASI PER CASOcesio analisi cinghiali

Da un esame di routine dei tecnici del servizio veterinario regionale. I campioni, come sempre accade dopo le battuta di caccia, erano stati prelevati per essere sottoposti a un’indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce per lo più suini e cinghiali. Una prassi, appunto. Poi, come sottolineano dal ministero della Salute, «gli stessi campioni sono stati sottoposti a un test di screening per la ricerca del radionuclide cesio 137, così come previsti da una raccomandazione della Commissione europea». I risultati hanno dell’incredibile: in un numero consistente di campioni (non si conosce ancora il numero esatto) il livello di cesio 137 è da record. Arriva fino a 5.621 Becquerel per Kilo quando il livello di guardia è 600 Bq/Kg. Ne sono stati inviati dieci campioni su ventisette al Centro nazionale di Foggia, che si occupa della ricerca della radioattività nel settore zootecnico veterinario.
 

cinghiali-radioattiviTANTO BASTA PERCHE’ IL MINISTERO CONVOCHI I CARABINIERI

Con la direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione. Sono loro che dovranno svelare il mistero dei cinghiali radioattivi della Valsesia. La responsabile dell’istituto di Radioprotezione dell’Enea, Elena Fantuzzi, ha un’ipotesi: «Il cesio 137 è prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato quindi da siti nucleari. Consideriamo Cernobil ma anche i siti nucleari della zona, pure smantellati. Anche se a livello nazionale ci sono controlli costanti e i valori non sono mai stati preoccupanti». Pure secondo Legambiente «non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Cernobil. Anche se i livelli riscontrati – sottolinea il presidente della sezione Piemonte e Valle d’Aosta, Gian Piero Godio – mi sembrano inverosimili».

Fonte
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 8 marzo 2013 in Attualità

 

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