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I VELENI NASCOSTI


 
amiantoESISTONO DUE TIPI DI VELENI

Quelli che provocano danni immediati e quelli che provocano danni diluiti nel tempo.I primi sono facilmente riconoscibili, tutti li conosciamo e tutti li riconosciamo, sono quelle sostanze che, entro poche ore da quando le abbiamo inserite nel nostro corpo, ci causano problemi, dolori, nausea, vomito etc.Gli altri invece sono molto più subdoli, si tratta di veleni che erodono il corpo un poco alla volta, non si ha nessuna manifestazione avversa nel momento in cui se ne viene a contatto ma se ne pagano le conseguenze magari anni dopo: un tipico esempio possono essere le fibre di amianto con le quali venivano realizzati i famosi “pannelli ethernit”, nessuno moriva dopo aver tagliato uno di quei pannelli, ma l’averne respirato le polveri gli avrebbe con buona probabilità causato un tumore ai polmoni che si sarebbe manifestato anche dopo 40 anni dalla prima esposizione.La probabilità poi che questo tipo di veleni provochi il danno aumenta esponenzialmente all’aumentare dell’esposizione, per ritornare all’esempio dell’amianto, l’operaio che ha tagliato un solo pannello ethernit ha una probabilità molto minore di contrarre il cancro al polmone rispetto all’operaio che ne ha tagliati decine ogni giorno per mesi o anni.Il nostro cervello tende a non alzare le difese nei confronti di questi veleni: non vede il collegamento, il lasso di tempo è troppo lungo dall’assunzione alla manifestazione del problema, per questo nel nostro cervello non si forma la Consapevolezza che farebbe scattare le difese in presenza di quel veleno…

 
NESSUNO DI NOI MANGEREBBE UN PANINO FARCITO CON VELENO PER TOPI

Questo perchè le conseguenze del mangiare veleno per topi sono ben chiare nella nostra mente, gli effetti sarebbero istantanei, per questo il nostro cervello ne ha una consapevolezza ben precisa.Nel momento in cui però andiamo a mangiare un panino realizzato con farina raffinata, salame e maionese il nostro cervello non alza la minima difesa: non è mai morto nessuno mangiando il suddetto panino… Trattasi però di un veleno, di un veleno con effetto a lungo termine che aumenta la sua potenziale nocività con l’aumentare dell’esposizione.Questa nozione però il nostro cervello non la assimila in modo automatico come invece avviene per il veleno per topi, che automaticamente viene associato a qualcosa di pericoloso, da evitare. No, il nostro cervello collega in modo automatico il panino con farina raffinata, salame e maionese a un qualcosa di utile e buono per sfamarsi: il nostro cervello viene così ingannato ogni giorno, e noi con lui!In questo caso Consapevolezza significa creare nel nostro cervello il collegamento tra il panino con farina raffinata, salame e maionese, con gli effetti che potrebbe scatenare nel futuro se ci ostiniamo a continuare a consumarne in modo ripetitivo: il salame contiene nitriti che senza giri di parole possono provocare il cancro, la farina raffinata è uno dei peggiori veleni della società moderna, la maionese se di buona qualità non contiene particolari ingredienti nocivi ma è stata comunque prodotta con uova provenienti da allevamenti intensivi, dove le malcapitate galline vengono alimentate con mangimi di dubbia provenienza e riempite di farmaci per combattere le continue malattie.

 
QUESTO TIPO DI COLLEGAMENTO NON VIENE AUTOMATICAMENTE DAL NOSTRO CERVELLO

Per questo continuiamo ad acquistare i veleni che ci propone l’industria alimentare, perchè siamo completamente inconsapevoli della loro natura.Poi ci sono anche quelle persone che affermano:“Ma si sa che queste cose fanno male” e poi continuano imperterriti a mangiarle… Queste sono le stesse persone che di fronte alle malattie si lamentano, si arrabbiano con la malasorte e sperano di guarire grazie a qualche pillolina magica di nuova invenzione, per poi ricominciare quanto prima a vivere esattamente allo stesso modo consumando esattamente gli stessi alimenti che per loro stessa ammissione:”Si sà che fanno male“. La brutta notizia, e qui non voglio fare l’uccellaccio del malaugurio, mi limito solo ad osservare ciò che succede intorno a me, è che molte di queste persone, nel momento in cui si manifesta il problema, non guariscono più e muoiono dopo pochi mesi o anni di agonia.Tutto questo per la mancanza di un semplice collegamento nel cervello che aiuterebbe ad alzare le difese nel momento in cui ci avviciniamo a un veleno mascherato da alimento.Collegamento che l’uomo moderno, forte della sua sapienza, spesso non riesce o non vuole fare…Collegamento osteggiato da tutti coloro che guadagnano sulla sua mancanza: le industrie alimentari in primis e naturalmente anche le industrie farmaceutiche che letteralmente vivono di malattie!

Fonte : http://www.miglioriamoci.net

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 20 dicembre 2012 in Multinazionali

 

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THE’ ? – MEGLIO UN BICCHIERE D’ACQUA !!


L’ESTATE E’ GIA’ ARRIVATA

E tutti, nei momenti più caldi della giornata,vorrebbero qualcosa di fresco da bere.Tra le bevande più gettonate c’è il tè ma forse non sapete che quello che state bevendo, a volte, è una vera e propria schifezza ma potete rendervene conto con poche, semplici accortezze:Il numero elevato di ingredienti: a casa mia il tè si fa con acqua,tè e un cucchiaino di zuccherola presenza di aromi artificiali: se li mettono vuol dire che il prodotto di base o fa schifo o non saprebbe di nulla.Gli esaltatori di sapidità: stesso discorso degli aromi artificiali dolcificanti articiali: non saranno calorici ma sono una bomba per il vostro organismo.Di seguito abbiamo preso in considerazione alcune delle più famose marche di tè,ringrazio MArco Spagnuolo per averci aiutato a reperire tutti gli ingredienti

BEVANDA ANALCOLICA DI THE’ CON INFUSO DI LIMONE SENZA ZUCCHERI CON EDULCORANTI.

Beltè Zero limone Ingredienti: Acqua minerale naturale (99%),infuso di limone (0,6%), acidificanti:acido citrico,aromi, edulcoranti :ciclammato di sodio,acesulfame-K, aspartame,estratto di thè, antiossidanti: acido L-Ascorbico
CONTIENE UNA FONTE DI FENILALANINA.
Note negative: da dove volete che cominci?
Il ciclammato di sodio è un sospettato cancerogeno e negli USA è vietato
L’aspartame è un sospettato cancerogeno nonchè sospettato di avere mille effetti collaterali( Se ne volete sapere di più )
L’ acesulfame-K è un altro sospettato cancerogeno ma sembra che la cosa sia stata smentita
Poi ci sono gli aromi artificiali,altrimenti la nostra bevanda non saprebbe proprio di nulla

ESTATHE’ AL LIMONE:

Ingredienti: infuso di thè (acqua, thè), zucchero, destrosio, succo di limone (0,2%),
ESALTATORE DI SAPIDITA’ (acido ascorbico), aromi
Note negative: esaltatori di sapidità e aromi artificiali.In più non ho la tabella nutrizionale a portata di mano ma controllate quanto zucchero contiene…non sarà poco!

ESTATHE’ ALLA PESCA

Ingredienti: infuso di thé, (acqua, thé), succo di pesca (9.5%), zucchero aromi, destrosio,succo di limone, esaltatore di sapidità (acido ascorbico), acidificanti (acido citrico, citrato di calcio)
Note negative: zucchero,aromi articiali,destrosio ed esaltatori di sapidità.
Il destrosio è uno zucchero ancora più calorico del normale saccarosio.

 

NESTEA

Ingredienti:Acqua, zucchero, acidificante acido citrico, estratto di tè, aromi, succo di limone (0, 1%), correttore di acidità acido trisodico, antiossidante acido ascorbico
Note negative: c’è più acido citrico che tè,non è una cosa dannosa ma evitate di lavarvi i denti subito dopo aver bevuto perché rovina lo smalto
I soliti aromi artificiali senza i quali il tè non avrebbe questo sapore

 

LIPTON ICE TEA LIMONE

Ingredienti:Acqua, zucchero, acidificante acido citrico, estratto di tè(0,14%) succo di limone (0, 1%), correttore di acidità acido trisodico, antiossidante acido ascorbico
Note negative:c’è più acido citrico che tè,non è una cosa dannosa ma evitate di lavarvi i denti subito dopo aver bevuto perché rovina lo smalto
Note positive: Finalmente un tè senza aromi

THE AL LIMONE – MATE’ VITASELLA

INGREDIENTI:acqua,succo di limone (0,5%),estratto naturale di tè (0,18%) ,acidificante,acido citrico,estratto naturale di matè (0,1%),correttore di acidità ,sodio citrato cloruro di magnesio, antiossidante acido ascorbico,colorante: caramello (E150d),edulcoranti: acesulfame K aspartame,vitamine: B3, B6.
contiene una fonte di fenilalanina
Note negative: Ma quanti ingredienti ci vogliono per fare il tè?
Il colorante E150D è lo stesso che usano anche nella cocacola,nell’aceto balsamico.,nel chinotto ed un possibile cancerogeno.
L’aspartame è un sospettato cancerogeno nonchè sospettato di avere mille effetti collaterali( Se ne volete sapere di più )
L’ acesulfame-K è un altro sospettato cancerogeno ma sembra che la cosa sia stata smentita
fonte : http://ioleggogliingredienti.osasapere.it

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio

 
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Pubblicato da su 5 luglio 2012 in Multinazionali

 

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NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI LE PERSONE MANGIANO TRA I 6 E 7 CHILI DI ADDITIVI OGNI ANNO


UN PANINO DI GRANO TENERO CON PROSCIUTTO E SENAPE IN UNA BELLA CONFEZIONE TRIANGOLARE DI PLASTICA

Un pacchetto di patatine salate all’aceto, e una bottiglietta di una bevanda gassata all’arancia: è il genere di pranzo che le persone dei mondo occidentale mangiano ogni giorno. Sembra gustoso, non è particolarmente consigliato per la salute, ma è sicuramente un pranzo conveniente e che sazia. E si trova sulla mia scrivania.Il panino al prosciutto contiene non meno di tredici additivi con funzioni strane: emulsionanti, agenti trattanti, stabilizzatori, regolatori di acidità (indicati sulla confezione con una « E » seguita da un numero). Ci sono anche degli ingredienti sorprendenti: che cos’è il frumentone e perché non lo ho mai usato quando ho fatto il pane? Perché il prosciutto affumicato dovrebbe avere bisogno di acqua? Apparentemente le patatine sono adatte a vegetariani e ai celiaci, ma contengono ancora degli esaltatori di sapidità: glutammato monosodico e ribonucleotide di sodio. E la bibita? Contiene l’8% di succo d’arancia e poi sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero, aspartame e saccarina, conservante, aroma, colorante e qualcosa chiamato cloud (che, a chi interessa, è lo stabilizzatore E1450). Nel 2000, l’industria alimentare ha speso circa venti miliardi di dollari per dare al nostro cibo un aspetto più carino, un gusto migliore e una durata maggiore. Si tratta di un grande giro di affari, indotto dall’enorme bisogno che i paesi industrializzati hanno di nutrire a buon mercato – e con profitto – moltissime persone. L’industria degli additivi alimentari è convinta che questi prodotti chimici semplifichino la nostra vita. Permettono al nostro cibo di rimanere fresco per un tempo maggiore e hanno reso possibile il concetto di «cibi pronti». Senza gli additivi, sostengono, dovremmo spendere molto più tempo in cucina. Dovremmo anche impiegare più tempo per fare la spesa, dato che il nostro cibo durerebbe solo un paio di giorni prima di iniziare ad andare a male. E poi dimenticatevi la margarina (che non contiene grassi saturi), i piatti a basso contenuto calorico e i prodotti con vitamine aggiunte. Come dice la Federation of European Food Additives and Food Enzymes Industries, «l’utilizzo di additivi alimentari… ha reso possibile la preparazione in larga scala di cibo buono e sano a prezzi economici… in effetti, molti dei cibi odierni non esisterebbero senza additivi».

E’ FACILE IMMAGINARE LA DISCUSSIONE SUGLI ADDITIVI ALIMENTARI

Come un dibattito tra chimica e natura, ma non è affatto così semplice. Per secoli, gli uomini hanno usato sostanze naturali, quali sale e fumo, come mezzo per conservare il cibo. Nelle società primitive dove l’esito di una battuta di caccia non poteva essere certo e i raccolti potevano facilmente essere vittime di malattie, la ricerca di un modo per conservare le eccedenze di cibo era di vitale importanza.Ai giorni nostri, in rapporto al loro peso, meno dell’1% degli additivi alimentari servono alla conservazione del cibo. Il 90% è rappresentato da quelli conosciuti come additivi «cosmetici»: aromatizzanti, coloranti, emulsionanti (per rendere il cibo più omogeneo nella vostra bocca), addensanti e dolcificanti. Sono queste sostanze quelle che preoccupano maggiormente chi si batte contro gli additivi. Mascherando ingredienti base insipidi e di bassa qualità, sostanze dei genere possono convincerci che stiamo mangiando qualcosa che è migliore dell’insieme delle sue parti. Solo chi ha un’elevata conoscenza di come agisca ogni sostanza può essere sicuro dì quello che sta mangiando. E ciò è preoccupante. Il mercato mondiale degli aromi è di tre miliardi e seicento milioni di dollari ogni anno.(2) La sintesi degli aromi è un processo estremamente complesso e molti produttori custodiscono gelosamente le loro formule. Anche un sapore che potremmo considerare semplice – per esempio, di banana o di mela – è il prodotto dì un centinaio di reazioni chimiche. La quantità di aromi chimici necessaria a rendere la mia bevanda gassata più «aranciosa» è minima. I produttori non devono nemmeno fornire i dettagli di cosa sia contenuto in questo aroma, tutto quello che devono dire è se è naturale o artificiale.

ANCHE QUESTA DISTINZIONE E’ IGANNEVOLE

Le disposizioni dell’Unione Europea prevedono che il termine «aromi naturali» possa essere usato solo per sostanze aromatizzanti estratte da materiali animali o vegetali, ma non viene richiesto che l’aroma naturale alla fragola dei vostro yogurt debba provenire da una fragola. Tutto quello che vuole dire è che è stato estratto da una fonte naturale.La lettura dei siti Internet dei produttori di aromi è un’esperienza surreale. Un sito descrive un’«emulsione di aroma naturale al lime… omogeneizzata, resistente al calore, con certificazione kasher e senza sali». Puoi comprare concentrato di birra in polvere, liquidi che imitano il sapore di panna densa e di torta al burro. Finché provengono da fonti naturali, molti consumatori non lo sapranno mai.I dolcificanti artificiali sono un altro settore immensamente redditizio. Il gruppo industriale Britain’s Food Additives and Ingredients Association giustifica la popolarità dei dolcificanti facendo riferimento alla salute: «Il sovraconsumo è collegato all’obesità e al diabete, per cui i dolcificanti senza contenuto energetico sono ovviamente desiderabili in molti cibi»(3) Le persone preoccupate dall’assunzione di zuccheri, possono ora scegliere tra un’ampia varietà di cibi con pochi zuccheri, senza sacrificare quel dolce sapore che cercano.Ma c’è un’altra potente ragione per esagerare la dolcezza senza zuccheri: il costo. Mentre addolcire un litro di bevanda con lo zucchero costa circa sei centesimi di sterlina, il dolcificante privo di zucchero più venduto, l’aspartame, ne costa solo due. La saccarina costa meno di mezzo centesimo.(4) In tutto il mondo vengono usati ogni anno approssimativamente quindicimila tonnellate di dolcificanti sintetici.(5)

SIA LE INDUSTRIE DI ADDITIVI ALIMENTARI SIA GLI ORGANI REGOLATORI

Come la Food Standard Agency della Gran Bretagna, sono convinti che i dolcificanti naturali siano sani. Ma coloro che sono contrari sostengono che sussistano dubbi considerevoli a proposito di molti dei prodotti più usati. Gli esperti di tumori hanno espresso dubbi circa gli esperimenti su un dolcificante, l’acesulfame-K, e hanno richiesto controlli più rigorosi; un vice Direttore Generale Federale della Sanità degli Stati Uniti in riposo ha detto che «è probabile che l’acesulfame-K può essere cancerogeno… e che dovrebbe essere eseguita un’apposita ricerca a lungo termine su topi e ratti».(6) E’ stato dimostrato che la saccarina provoca il cancro nei roditori e a quanto si dice l’aspartame è stato collegato ad effetti neurologici come le vertigini e l’emicrania.(7)In Gran Bretagna la sicurezza degli additivi alimentari è determinata dalla Commissione Europea sulla sicurezza dei cibi. Ci sono prove di grandi pressioni dietro le quinte, con l’industria alimentare che cerca di influenzare l’Unione Europea. E neppure la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ne è immune. Nel 1977 uno studio canadese confermò dei test iniziali che avevano dimostrato che i ratti sviluppavano il tumore alla vescica quando venivano nutriti con alte quantità di saccarina e la Food and Drug Administration propose un bando totale. In seguito a una protesta pubblica, senza dubbio sovvenzionata dai produttori, il Congresso ordinò una moratoria e poi emanò una legge che richiedeva che i prodotti contenenti saccarina dovessero portare l’indicazione sull’etichetta di essere potenzialmente nocivi. Anche questa richiesta ora è stata limitata.E’ chiaro che il pubblico inglese è preoccupato per la sicurezza dei cibo: una ricerca della compagnia di sondaggi Mintel ha mostrato che il 44% dei consumatori è preoccupato al riguardo e il 36% degli adulti crede che dovrebbe esserci un’etichettatura più chiara a proposito degli ingredienti, degli additivi e degli «E seguiti dai numeri». Non c’è dubbio che facciano bene a preoccuparsi. Ma inasprire le condizioni di etichettatura non porterà necessariamente a una soluzione. Mentre i comitati di controllo stimano che ci sono cinquecentoquaranta composti di additivi alimentari sicuri per il consumo umano, sussistono dubbi sulla sicurezza di centocinquanta di questi. Trenta potrebbero addirittura causare danni duraturi a chiunque li consumi. (8)
L’AUTORITA’ SULLA SICUREZZA ALIMENTARE DELL’UE

Ha annunciato che avrebbe cambiato i criteri di regolamentazione degli aromi: saranno autorizzati solo gli aromi che fanno parte di un «elenco sicuro». L’elenco comprenderà solo sostanze valutate secondo una procedura stabilita e risultate appunto sicure. è un buon inizio, ma ancora una volta il messaggio sembra essere chiaro: se il cibo viene considerato «sicuro», l’Europa non si preoccuperà di controllare di che cosa è fatto. Dunque non c’è differenza tra vere fragole e l’aroma di fragola frutto di dozzine di composti chimici?Ebbene, in questo momento, no. Ma ciò di cui noi vogliamo parlare è che cosa ci mettiamo in bocca e il fatto che tutti questi additivi alimentari stiano perpetrando una sorte di frode a danno di tutti noi. Se compro un panino al prosciutto voglio sentire il sapore reale dei prosciutto, non uno strano miscuglio di tessuto animale aromatizzato con prodotti chimici. Non voglio dover leggere le parti stampate in piccolo sulla mia bibita alla frutta per vedere se contiene dolcificanti.Il cibo fresco e ben cotto possiede già di per sé tutto l’aroma e la consistenza di cui ha bisogno.Alcune di queste cose interessano le scelte che compiamo, ma la maggior parte riguardano scelte che sono fatte per noi dai venditori e dai produttori. Fare pressioni per introdurre delle regole migliori è una cosa facile, e la prossima volta che andate al supermercato fermatevi un momento a dare un’occhiata alle scritte piccole: se c’è qualcosa che ha un aspetto che non vi piace, non compratela. I produttori e i rivenditori non ci metteranno molto a capire l’antifona.

fonte : http://disinformazione.it/additivi.htm

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio

 
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Pubblicato da su 25 giugno 2012 in Attualità

 

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5 MOTIVI PER EVITARE I GELATI CONVENZIONALI


INGREDIENTI GONFIATI CON L’ARIA

Proteine sintetiche ogm, additivi, aromi e coloranti di sintesi: per evitare tutto questo, meglio scegliere un buon gelato bio.In media, noi italiani mangiamo ogni anno 15 kg a testa di gelato e, per il 60%, lo scegliamo artigianale. Rispetto al passato, non mostriamo più di gradire i gusti artificiali, come l’azzurro e improbabile “puffo”. Vanno per la maggiore i sapori naturali, soprattutto a base di frutta, e quelli più insoliti, realizzati con latte di asina o bufala freschi di mungitura (come vengono proposti da certi agriturismi), o con i prodotti tipici, come il bergamotto di Calabria o l’Amarone (vino rosso veneto). E l’assortimento di certo non manca, visto che si possono superare i 600 gusti diversi.Purtroppo, dal punto di vista qualitativo non possiamo dire che le cose vanno così bene. Ecco 5 buoni motivi per gustarsi un buon gelato bio, o biodinamico, piuttosto di uno convenzionale, industriale o artigianale (sì, perché anche quello artigianale può riservare gelide sorprese). Se vi sembrano pochi, leggeteli attentamente e scoprirete che sono molto validi!

1- CONO AL PESCE

A partire da marzo 2010 i produttori industriali di gelato possono aggiungere ai loro prodotti la proteina ISP (ice structuring protein), isolata inizialmente in un merluzzo artico. La proteina serve a impedire al gelato disciogliersi facilmente, semplificandone così il trasporto – e agevolando pure il passeggio sotto il sole! Nei gelati viene usata una proteina sintetica ricreata in laboratorio a partire da lieviti di panetteria transgenici.Così ci ritroveremo con un gelato ogm che, a detta del produttore, conterrà però molti meno grassi. Ma ci ritroveremo anche con il rischio di allergie perché, come sappiamo, i lieviti sono degli allergeni. Consola sapere che per il momento questa proteina, già impiegata negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda, non verrà usata in Italia. La sua presenza deve essere comunque dichiarata in etichetta.

2- QUANTA ARIA DESIDERA ?

I gelati industriali vengono preparati mesi prima del consumo, e spesso trasportati anche a lunghe distanze. Diventa perciò indispensabile trovare accorgimenti che li mantengano morbidi per un periodo prolungato, altrimenti con il tempo diventerebbero dei mattoncini ben poco gradevoli. Ecco perché durante la fase di congelamento si comincia a insufflare aria.l risultato? Un prodotto soffice e leggero, con una percentuale di aria che si aggira sul 100-130%. Insomma, come dire che da 5 chili di miscela base (acqua, grassi, zuccheri ecc.) si ottengono 10 litri di gelato. Conveniente – per chi lo produce.

3- MATERIE PRIME POCO VALIDE

Latte in polvere, grassi vegetali spesso idrogenati ma in ogni caso non certo estratti a freddo (verrebbe dichiarato a grandi lettere sulla confezione!), succhi di frutta, zuccheri: ecco gli ingredienti base di un gelato tipico, usurpatori dei più costosi ingredienti tradizionali – latte intero, panna, frutta.Ricordiamo che i grassi vegetali ottenuti con sostanze chimiche sono nocivi per l’organismo. Inoltre spesso dietro questa dicitura si nascondono l’olio di cocco o il grasso di palma, che sono entrambi saturi; quello di palma in particolare richiede, per la sua produzione, un alto tributo alle foreste tropicali.

4- AGGIUNTE A GOGO’

In netto contrasto con quanto avviene nel bio e nel biodinamico, i gelati industriali fanno uso di vari additivi e aromi di sintesi: sono questi ultimi, per esempio, a dare il gusto di frutta a un prodotto che di frutta ne ha vista ben poca. Non mancano poi stabilizzanti quali i polisorbati, gli esteri, gli acidi grassi, i mono e digliceridi degli acidi grassi (questi ultimi possono essere ricavati dal maiale).A questi si aggiungono i coloranti sintetici. Nel bio sono concessi solo coloranti naturali (come l’estratto di barbabietola per ravvivare lo sciroppo di amarene) e stabilizzanti ricavati da sostanze naturali come l’agar-agar, la farina di carrube o i semi di guar. L’emulsionante del gelato bio è la lecitina, utile per ottenere impasti voluminosi senza usare il tuorlo d’uovo.Ed ecco qualche numero relativo agli additivi: nel gelato convenzionale si possono usare 48 stabilizzatori diversi, contro i 12 del bio (e soltanto uno concesso nel biodinamico: la farina di semi di guar). Quanto agli emulsionanti, nel gelato convenzionale si può scegliere tra 19 tipi diversi, mentre nel bio è concessa soltanto la già citata lecitina.

5- I SEMILAVORATI

I gelati industriali vengono elaborati a partire da prodotti semilavorati, cioè miscele in polvere confezionate. Purtroppo, lo stesso vale per molti gelati artigianali, benché certamente non per tutti. Il vantaggio di queste miscele è che sono pronte all’uso, basta una rapida lavorazione per ottenere il gelato; l’inconveniente, è che contengono approssimativamente il 30% tra aromi, emulsionanti, correttori di acidità ecc. Insomma, di artigianale hanno decisamente ben poco.Scegliere un buon gelato.Arrivati a questo punto avremo ben compreso che cosa non comprare di certo. Ma in linea generale, come capire se abbiamo acquistato un gelato buono? Prima di tutto dalla consistenza. Se è spugnosa, può voler dire che il gelato contiene grassi di bassa qualità, degenerati per una cattiva conservazione. Il prodotto conservato male può anche contenere dei cristalli di ghiaccio. Da parte sua, il gelato che fatica a sciogliersi può avere tra gli ingredienti i grassi idrogenati.

TRA LE MATERIE PRIME CHE E’ MEGLIO EVITARE OLTRE A QUELLE GIA’ CITATE

ricordiamo lo sciroppo di mais, vietato nel biodinamico. Si tratta di un prodotto economico e con un alto potere dolcificante, ottenuto lasciando a lungo in immersione il mais in vasche piene di enzimi che possono essere ogm. Attenzione anche agli sciroppi di glucosio e fruttosio, pure questi derivati dal mais.La presenza di pezzetti di frutta fresca o secca è evidentemente indice di un buon prodotto. Infine, valutiamo il sapore. Se è stucchevole ci può essere troppo zucchero, usato magari per coprire il gusto di materie prime di scarsa qualità.Anche un gelato pesante da digerire non è l’ideale: probabilmente abbonda di grassi. O forse abbiamo esagerato noi con le dosi. Infatti anche queste vanno tenute d’occhio: non dimentichiamo che il gelato è un prodotto decisamente calorico. Ecco perché è bene orientarsi su sorbetti e gelati a base di yogurt o soia, a scapito soprattutto di semifreddi, cornetti e biscotti farciti.L’idea di pasteggiare con il gelato non è ottimale; meglio fare un pasto leggero e concludere con un gelatino di proporzioni modeste, comunque non troppo spesso.

IL FUTURO DEL GELATO ARTIGIANALE

Può essere interessante sapere che è stato depositato un progetto di legge per tutelare questo prodotto. Alcune proposte sono molto valide: per esempio si dà la possibilità di usare al posto dello zucchero (il saccarosio è sempre presente nei gelati perché ne facilita il congelamento), miele e sciroppo di acero; il gelato alla frutta, poi, dovrà contenere almeno il 15% di agrumi e il 30% di altra frutta. Sarà vietato insufflare aria compressa per aumentare il volume del prodotto; vietati anche ogm, grassi vegetali (con l’eccezione di quelli già presenti naturalmente in ingredienti come noci, avocado ecc.), aromi e coloranti di sintesi, edulcoranti artificiali. Purtroppo il disegno di legge non prevede l’impiego di latte di soia o di altre bevande vegetali.

di Giuliana Lomazzi
dal mensile “Terra Nuova” luglio/agosto 2010 nr 252
http://www.aamterranuova.it

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org


 
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Pubblicato da su 24 febbraio 2012 in Multinazionali

 

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Addobbi e additivi: il cibo industriale a Natale


PRANZI E CENONI GRAVATI DALL’INCREMENTO DEGLI ADDITIVI

Nei prodotti industriali, di cui si abusa solitamente intorno alle feste…Secondo una ricerca dell’Aduc, gli additivi negli alimenti sono aumentati del 4% negli ultimi 10 anni: coloranti, conservanti, antimicrobici e antiossidanti, esaltatori di sapore, agenti di rivestimento, aromi naturali e artificiali, stabilizzanti, gelificanti, lievitanti, emulsionanti, acidificanti.Questo esercito di sostanze sono presenti soprattutto in quegli alimenti con un alto processo di industrializzazione. Il consumatore li vede scritti sotto la voce ingredienti nelle etichette dei prodotti, senza però capire esattamente cosa siano e cosa facciano.Intanto si può dire che sommati tra loro diventano responsabili dell’aumento del 5% delle allergie alimentari, rischio che fisiologicamente aumenterà nel prossimo periodo di abbuffate natalizie.Comunque, un uso eccessivo degli additivi può causare danni alla salute, poiché il potenziale effetto dannoso è in rapporto alla dose e al peso del consumatore e i primi a soffrirne sono i bambini, per l´uso di prodotti contenenti additivi e per il minor peso corporeo.Ad esempio i nitrati e nitriti di sodio e potassio, contenuti nelle carni preparate (salumi, prosciutti, ecc), interferiscono con la presenza di vitamina A e B1 e possono modificare il funzionamento della tiroide; in particolare i nitriti possono trasformarsi in nitrosammine, composti cancerogeni. I solfiti, contenuti nei crostacei, nel vino, nella frutta secca e candita, funghi secchi, ecc., possono dar luogo a reazioni allergiche come le asme bronchiali e l´orticaria. I fosfati, contenuti in budini, gelati, latte concentrato, prosciutto cotto, possono determinare una insufficiente calcificazione delle ossa. E via di questo passo.La soluzione è ovvia e sempre la stessa: evitare prodotti con complicate lavorazioni industriali, preferire alimenti freschi, di stagione, e con un’etichetta in cui la lista di ingredienti non sia kilometrica.

 

Fonte: Greenreport

Redatto da Pjmanc:  http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 7 dicembre 2011 in Attualità

 

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