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LA TRUFFA DEI GAMBERETTI SURGELATI – Creati con la carne


 

 

CHI L’AVREBBE MAI DETTO

Che un giorno sarebbero riusciti a creare dei gamberetti artificiali? Eppure pare che qualche industria sia riuscita nell’intento, spacciando per gamberetti sgusciati e surgelati, un composto di carne e amido.Servirebbero 75kili di carne, 2 kili e mezzo di amido e 26kili di acqua, sale, colorante e aroma di gamberetti per creare un impasto che, grazie all’azione dell’amido e dell’acqua, si compatta e viene lavorato, pressato e modellato a forma di gamberetto.La carne utilizzata proviene dagli scarti di quella lavorata in fabbriche che producono altri prodotti e viene trattata come si farebbe per i wurstel; il problema però è che nel caso dei gamberetti si parla di prodotti contraffatti.Un inganno per chi cerca cibi sani.Generalmente a fare questo sono le aziende che poi commercializzano il prodotto a prezzi eccessivamente bassi, bisognerebbe sempre stare attenti quando si fa la spesa. Di certo chi prepara un bel cocktail di gamberi non pensa di avere tra le mani dei pezzi di carne lavorata in maniera industriale.

Fonte : http://www.yourself.it

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 16 dicembre 2012 in Multinazionali

 

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PINK SLIME- LO SCANDALO DELLA “MELMA ROSA”CHE STA MINANDO IL CONSUMO DI CARNE NEGLI USA + video


PORTA IL NOME DI PINK SLIME

“melma rosa” in italiano, il nuovo scandalo alimentare made in Usa. Il Paese a stelle e strisce, uno tra i principali consumatori di carne bovina al mondo, da alcune settimane è in subbuglio a causa di questa poltiglia rosa a bassissimo costo, diffuso additivo usato per aumentare il volume della carne macinata di hamburger, wurstel, kebab, cotolette, salsicce, ripieni di tortellini e di ravioli, chicken nuggets, salami, tutti fatti con gli scarti della carne derivata da altri processi produttivi.Il caso scoppia all’inizio del mese di Marzo, quando l’emittente televisiva ABC News ha raccontato ai consumatori americani che il 70% della carne macinata venduta negli States contiene Pink slime a loro insaputa, visto che le leggi permettono di scrivere “100% carne bovina” sulle confezioni anche quando il prodotto è costituito per il 15% da questa poltiglia fatta anche di cartilagini, tendini e altri tessuti connettivi, triturati molto finemente, separati dal grasso in presse ad alta pressione, fino a 200 atmosfere, irrorati poi con ammoniaca per evitare il problema dei batteri, “conditi con degli aromi artificiali” e, infine, congelati.Il Pink slime, prodotto principalmente dall’azienda Beef Product Inc. (Bpi), viene poi venduto all’ingrosso ai maggiori produttori di carne, che lo usano come additivo per fare aumentare peso e volume ai prodotti che finiranno negli scaffali dei a supermercati, fast food come McDonald’s, Burger King e Taco Bell e ristoranti. Ma è tutto regolare, anche perché per il ministero dell’Agricoltura statunitense nel 2001 il prodotto disinfettato con ammoniaca è commestibile per gli esseri umani. Che importa, poi, se le parti dei bovini solitamente scartate per precauzioni sanitarie, come quelle più vicine alla pelle che possono essere contaminate dalle feci, ci finiscono dentro?Ma, almeno questa volta, l’America non ci sta e, in seguito alla grande attenzione dei media e all’allarme lanciato dai consumatori, i produttori di carne bovina sono già alle prese con un notevole calo della domanda, mentre la BPI ha sospeso la produzione in tre dei suoi stabilimenti negli Stati Uniti
EPPURE COME SPIEGA TOM LASKAWY SU GRIST

L’ammoniaca con cui viene trattato il Pink slime è solo l’ultimo “ingrediente” di una lunga lista di prodotti chimici non etichettati utilizzati nella lavorazione di quasi tutte le carni rosse e bianche industriali.Ne sono un esempio gli elementi elencati in questo pdf dell’United Stated Department of Agriculture document, tra cui appaiono, solo per citarne alcuni, ipoclorito di calcio, usato nello sbiancamento del e nella pulizia delle piscine, acido ipobromoso, dotato di proprietà germicide, Dibromodimetilidantoinae e cloro. Ma anche alcuni antimicrobici approvati, come il sale, le spezie, il limone. E nessuno di questi elementi appare in etichetta. Perché? “Forse perché sapere quanto la carne abbia bisogno di essere trattata e disinfettata chimicamente prima di essere venduto, potrebbe scioccare e disgustare i consumatori”, spiega Tom Laskawy.E che dire poi di tutti gli altri alimenti trattati con quantità di ammoniaca anche maggiore rispetto quella utilizzata per la carne che finisce in hamburger & Co.? Un blogger ci rivela, attingendo ai dati di un documento addirittura del 1973 (e non ci sono motivi per credere che le cose siano radicalmente cambiate), che il formaggio è in cima alla lista, con 0.138 grammi di ammoniaca ogni 100 grammi, tra i cibi che ne contengano, seguito, nell’ordine, da insaccati (0,11 grammi di ammoniaca per 100 grammi), burro di arachidi (0,049 grammi per 100), maionese (0,041 grammi per 100), ketchup (0,035), gelatina (0,034), ecc.Ecco la classica “americanata”, direte voi. E invece no: se pensate che in Italia la situazione sia diversa, vi sbagliate di grosso! Anche l’attento popolo tricolore, probabilmente, non conosce davvero il cibo che compra e che poi serve a tavola. Avete mai sentito parlare di “carne separata meccanicamente”? È un termine poco noto ai consumatori, anche se usato da diverse aziende italiane, presente nelle etichette di moltissimi prodotti realizzati e venduti nel Bel Paese e tradotto dall’inglese Mechanically separated meat (MSM). Beh, indovinate un po’, questa dicitura non definisce altro che…rullo di tamburi…il pink slime. Sempre lui.

BASTA FARE UN GIRO IN UN QUALSIASI SUPERMERCATO

per rendersene conto: sono tantissimi i prodotti con questa dicitura in etichetta, dai wurstel ai cordon bleu, passando per spinacine, salumi, ripieni di tortellini e ravioli e zuppe disidratate. C’è però una differenza, spiega l’Aduc in una nota : “da noi la lavorazione degli scarti della macellazione è un fatto abituale. Anche qui si usano i resti come in Usa, ma in tutta l‘Ue è vietato disinfettare la carne con sostanze chimiche“. In questo periodo, però, la Commissione Europea sta preparando una legge alimentare più severa e da dicembre 2011 è in vigore un nuovo obbligo di etichettatura, che però sarà vincolante solo fra tre e cinque anni.”Esso contempla tra l’altro l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza per tutta la carne (finora valeva solo per quella bovina) e scritte sulle confezioni di una certa grandezza. E’ invece ancora in fase di studio una definizione univoca di carne separata meccanicamente”, spiega l’Associazione di Consumatori. Intanto, le aziende continuano purtroppo a pompare in questo modo davvero disgustoso il volume della carne che producono, ovviamente per abbattere i costi. E, visto che sono ancora troppi consumatori che non hanno scelto una dieta vegetariana o vegana, non leggono le etichette e non sanno come è fatto ciò che mangiano, il profitto è garantito…

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scritto da : Roberta Ragni
fonte : http://www.greenme.it
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 20 aprile 2012 in Multinazionali

 

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CI PROPINANO LA BRACIOLA FATTA IN LABORATORIO !!


UN GRUPPO DI RICERCATORI OLANDESI

ha annunciato che fra sei mesi saranno in grado di produrre carne in provetta da cellule staminali. E scoppia la polemica Un gruppo di scienziati olandesi sostiene di riuscire a produrre nel giro di sei mesi carne in provetta a partire da cellule staminali. Alla testa del team c’è Mark Post dell’università di Maastricht, come annuncia la rivista inglese New Scientist. Fino ad ora il team ha ottenuto strisce di muscolo, cresciute a partire da cellule staminali suine alimentate con siero di feti di cavallo. I palati fini (e non solo) avranno di che rabbrividire!!La carne così ottenuta è priva di ‘mioglobina’ (analogo dell’emoglobina nel muscolo) e quindi di ferro, ma gli studiosi si dicono certi che mettendo a punto la procedura si possa far crescere la “braciola” su un letto di cianobatteri al posto del siero di cavallo. Ma, diciamocelo francamente, chi se la vorrà mai comprare una roba simile? Chi si potrebbe dire contento di ritrovarsela nel piatto? Il team olandese, furbamente, prova a giocare la carta del “così non uccidiamo gli animali”, ma l’auspicio è che nemmeno i vegetariani possano cadere nella rete!

 

fonte : http://www.aamterranuova.it/  

Redatto da Pjmanc  http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 2 gennaio 2012 in Attualità

 

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IL MITO DELLE PROTEINE


LA DOMANDA CHE MOLTI SI PONGONO

E’senza la carne posso soddisfare il mio fabbisogno giornaliero di proteine? La disinformazione, in questo campo, raggiunge livelli spaventosi e, con un po’ di ricerca, si può scoprire che la maggior parte dei luoghi comuni che ogni giorno sentiamo sono soltanto falsità. Prima di tutto, analizziamo la definizione di “proteina”. Nel 1838, un chimico olandese, Gerrit Jan Mulder, isolò una sostanza contenente nitrogeno, carbonio, idrogeno, ossigeno e altri elementi in traccia. Egli dimostrò che questo composto chimico è la base della vita e lo battezzò “proteina”, che significa primo stadio. In seguito è stato dimostrato che le proteine sono essenziali per la vita: tutti gli organismi ne devono ingerire una certa quantità per vivere perché, si scoprì dopo, le proteine sono composte di amminoacidi, i “mattoni” su cui si costruisce la vita. Le piante sono in grado di sintetizzare gli amminoacidi, a partire dall’aria, dalla terra e dall’acqua; gli animali, invece, dipendono dalle piante per le proteine, o mangiandole direttamente o indirettamente attraverso la carne di altri animali che le hanno a loro volte mangiate e metabolizzate. Quindi solo in regno vegetale ha la capacità di produrre proteine. Gli uomini hanno la possibilità di scegliere se assumere le proteine direttamente dalle piante oppure indirettamente dalla carne macellata e con costi elevati (uno dei motivi per i quali la carne costa così tanto è che gli animali vengono costretti a ingurgitare spropositate quantità di proteine vegetali prima di raggiungere la stanza da macello). Non esistono quindi amminoacidi nella carne che non siano derivati dalle piante. Mangiare cibi vegetali ha l’ulteriore vantaggio di combinare gli amminoacidi con altre sostanze essenziali per la corretta utilizzazione delle proteine: carboidrati, vitamine, sali minerali, enzimi, ormoni, clorofilla e altri elementi che solo le piante possono fornire.

GLI AMMINOACIDI SONO 22

Di cui 14 “non essenziali” e 8 “essenziali”. “Essenziali” perché il corpo non può produrli autonomamente e ha bisogno di assumerli dai cibi. Gli amminoacidi “essenziali” sono: leucina, isoleucina, valina, lisina, triptofano, treonina, metionina, e fenilalanina. Fino agli anni ’50 la carne era considerata un’ottima fonte di proteine, in quanto contiene tutti e otto gli amminoacidi “essenziali”, ma al giorno d’oggi noi sappiamo che anche molti alimenti vegetali contengono tutti e otto gli amminoacidi (anche se non in proporzioni perfette), e in molti casi sono addirittura superiori, dal punto di vista nutrizionale, della carne. In parole povere gli amminoacidi “essenziali” esistono in abbondanza in alimenti senza carne. Quali? Il grano, i legumi i prodotti del latte sono tutti concentrati di proteine; trenta grammi di lenticchie o di arachidi, ad esempio, contengono più proteine di un hamburger o di una bistecca di maiale. Molte autorità in campo medico sono d’accordo nell’affermare che i singoli alimenti vegetariani contengono proteine più che sufficienti. Nel 1954 un gruppo di scienziati dell’università di Harvard intraprese uno studio specifico e scoprì che quando si mangiano insieme una certa varietà di verdure, cereali e prodotti del latte, la combinazione produce più dell’apporto necessario di proteine giornaliere. Il loro rapporto giungeva alla conclusione che, a dire il vero, è piuttosto difficile seguire una dieta vegetariana senza superare il fabbisogno proteico del corpo umano! Più di recente, nel 1972, il dottor F. Stare di Harvard ha condotto una propria ricerca sul consumo di proteine tra i vegetariani. Le sue scoperte sono sorprendenti: la maggioranza dei soggetti osservati assumeva il doppio del proprio fabbisogno giornaliero di proteine. In una serie di prove comparative condotte dal dottor Irving Fisher di Yale, i vegetariani risultavano di gran lunga migliori negli stessi test fisici proposti ai “carnivori”. Inoltre il dottor Iotekyo e il dottor Kipani, all’università di Bruxelles, hanno dimostrato che i vegetariani riuscivano a superare alcune prove di potenza fisica, protraendole per un tempo due o tre volte più lungo dei “carnivori” prima di stancarsi, e si riprendevano dalla fatica in un quinto del tempo necessario agli altri.

PER CONCLUDERE

E’ evidente che il luogo comune, ampiamente diffuso, che soltanto la carne contenga le proteine necessarie alla sopravvivenza dell’uomo è una menzogna derivata dall’ignoranza o dalla mala fede. Legumi come i fagioli, la soia, le lenticchie e i ceci contengono in proporzione addirittura più proteine di una bistecca. I vegetariani, spesso, superano il fabbisogno giornaliero di proteine, e di fatto non hanno alcun problema nutrizionale. Anzi godono di ottima salute, proprio perché non mangiano cadaveri di nessun genere e non costringono l’organismo a lavorare in maniera innaturale (vedi Gli effetti della carne sull’organismo). L’unica cosa che si richiede ai vegetariani è una minima conoscenza dei cibi che ingeriscono, e questo per evitare che siano carenti o eccedenti di proteine. Niente altro. Il problema, in realtà, è come al solito l’enorme interesse economico che ruota attorno alla produzione di carne. Il sistema, ormai consolidato, difficilmente potrà cadere. Se l’uomo non vuole sapere, non saprà mai.

FONTE :http://web.tiscalinet.it/vitasenzacarne/mito.htm

 Redatto da Pjmanc:  http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 27 dicembre 2011 in Attualità

 

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BENEFATTORE PAGA LA CARNE RUBATA DALL’ANZIANO E IL SINDACO LO QUERELA.


LO CHAIMANO IL “SANTO”

Si è offerto prima di pagare i 24 euro delle bistecche che un pensionato di 77 anni aveva rubato in un supermercato a Piove di Sacco (Padova). Poi, pochi giorni dopo, è intervenuto per saldare il conto e pagare la merce rubata dalla coppia di anziani che a Nereto (Teramo) in un altro supermercato.E’ un cittadino di Prato, Alessandro Maiorano, dipendente pubblico, che si è detto indignato da entrambe le vicende e si è fatto avanti proponendo di saldare il prezzo della merce che i pensionati hanno tentato di rubare: “Li ho pagati io — spiega Maiorano ad Affaritaliani.it — i 24 euro di quelle tre bistecche, basta che a quell’anziano venga ridata la dignità che gli è stata tolta. Non i carabinieri, ma il sindaco e gli assistenti sociali di quel paese padovano avrebbero dovuto occuparsi di questo pensionato”. E continua: “Vengo da una storia di povertà, e ora che posso cerco di aiutare gli altri. Non voglio farmi conoscere, ma solo far presente che è lo Stato che dovrebbe occuparsi di loro.

LA QUERELA

Eppure il benefattore è stato querelato. Maiorano si è infatti offerto di pagare la spesa dell’anziano di Piove Di Sacco, accusando però in maniera pesante il sindaco della cittadina per non essersi accorti di avere “in casa” un caso tanto grave di indigenza. E il sindaco Sandro Marcolin non è voluto passare per insensibile e inefficiente e ha deciso di querelare per diffamazione il dipendente pubblico di Prato che lo ha accusato, chiedendo due milioni di euro per risarcimento.Da destinare, neanche a dirlo, al potenziamento dei servizi sociali comunali. “Il signor Alessandro Maiorano oltre a scrivere ai giornali – sottolinea il sindaco – ha inviato al sottoscritto una e-mail offensiva, ignorando due cose: primo che non si tratta di un anziano così indigente da dover rubare per fame, secondo che non vive a Piove ma in provincia di Venezia. Mi sono consultato con gli assessori e si è deciso di chiedere due milioni di risarcimento danni per la diffamazione subita”.“Il sindaco si deve vergognare – insiste con Affaritaliani.it Maiorano. Ma come, io cerco di aiutare la povera gente e lui mi querela? Come faccio da anni quando leggo di simili vergogne intervengo subito affinché gli anziani non finiscano alla sbarra”.

E’ VERO CHE LA CHIAMANO IL SANTO?

Sì, e il sindaco di Sant’Omero mi ha fatto i complimenti, mentre quello di Piove di Sacco mi ha denunciato per diffamazione e mi ha chiede 2 milioni di euro di danni. Sembra una barzelletta, ma in realtà il nostro e un paese strano, tanto strano. Se ammazzi qualcuno ti lasciano libero, se aiuti dei poveri disperati che hanno perso la dignità per cause di crisi finanziarie ti chiedono 4 miliardi delle vecchie lire di risarcimento”. Da quanto tempo aiuta gli altri? “Da qualche anno, e lo faccio perché quando ero un bimbo i miei genitori hanno conosciuto la miseria e oggi che le cose sono cambiate non permetto che queste umiliazioni vengano date non a dei ladri, ma a persone che hanno perso la dignità per fame e quando capitano certe notizie i direttori dei market non dovrebbero chiamare i carabinieri, ma le assistenti sociali”.

Fonte: http://affaritaliani.libero.it

Redatto da Pjmanc:  http://ilfattaccio.org

 
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Pubblicato da su 18 dicembre 2011 in Attualità

 

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