I PRODOTTI BIOLOGICI SONO PIENI DI GRASSI E ADDITIVI,ZUCCHERI E SALI
Spesso sono meno salutari di quelli industriali. Ecco le proveMangiare bio fa bene alla salute? Cosa spinge un consumatore a scegliere marchi che si qualificano come biologici? Tutte le ricerche di mercato rispondono all’unisono: perché è il brand che garantisce la salubrità del prodotto. Vero? Purtroppo no. La stessa Unione europea, nel definire gli standard necessari per fregiarsi del marchio Bio, ha anche scritto che scegliere questo tipo di alimenti fa bene all’ambiente e non necessariamente alla salute. Il biologico è uno stile di vita eco-compatibile, che garantisce rispetto per terre, acque e animali. Ma non leva il medico di torno. Eppure è su questo equivoco che regge il marketing di decine e decine di prodotti alimentari, sia quelli che fanno riferimento al bio solo nel nome, a mo’ di promessa. Sia quelli che hanno, in effetti, la certificazione perché si tratta di frutta, verdura, latticini e carni provenienti da una coltivazione o da un allevamento biologico. Ed è sempre sulla base di questo equivoco che si giustifica la costante crescita del settore, come mostrano questi grafici, che saranno presentati in occasione del prossimo Sana di Bologna previsto dal 13 al 16 settembre.Proprio per documentare che si tratta solo e soltanto di un equivoco, l’associazione Altroconsumo ha preso in esame sei categorie di alimenti molto diffusi (latte, yogurt, confetture, frollini, cereali per la prima colazione e fette biscottate), e ha valutato sia la qualità degli ingredienti sia la presenza di contaminanti (ormoni, micotossine, pesticidi). Il risultato, che ‘L’espresso’ anticipa in queste pagine (i risultati), è sorprendente. Perché non solo i prodotti bio non sempre sono migliori dei convenzionali e assomigliano sempre di più a quelli industriali, ma spesso sono anche molto meno salubri. Di pari tenore sono anche gli studi svolti sulle materie prime: nessuno è in grado di dimostrare che pomodori, mele, zucchine o cereali col marchio bio facciano meglio alla salute degli altri. Ma tutti vediamo che costano ben di più, con una differenza di prezzo che oscilla tra il 30 e il 35 per cento; che oltre il 30 per cento degli italiani li preferisce, e che a sceglierli sono in prevalenza trenta-quarantenni, sono mamme desiderose di dare il meglio ai bambini, sono persone molto preoccupate di garantirsi un’alimentazione più sana possibile (come mostra un’indagine Censis-Confcommercio).
INTEDIAMOCI NE’ L’INCHIESTA DI ALTROCONSUMO NE’ LE RICERCHE SCIENTIFICHE SUI PRODOTTI PRIMI BOCCIANO IL BIO NON FA PEGGIO DEL CIBO CONVENZIOALE
Dal punto di vista nutrizionale è uguale. Ma fa molto meglio all’ambiente. E chi lo sceglie deve sapere che fa una scelta etica, politica, magari religiosa, ma non salutista.Innanzitutto, come mostrano i test, perché il marchio bio non mette al riparo dai danni dell’alimento industriale: grassi, additivi, sale e zuccheri a profusione. Nelle confezioni di frollini esaminate, ad esempio, i grassi di palma e di cocco, di pessima qualità, fanno la parte del leone. È vero che nei prodotti bio sono del tutto assenti i fitofarmaci, riscontrati invece in due su tre delle marche convenzionali, ma perché tutti i bio usano farine ricostituite al posto di quella integrale? La legge lo consente, è vero, ma da prodotti che puntano sulla genuinità ci si aspetterebbe vera farina, la stessa che troviamo invece in due marche convenzionali su tre.”Un prodotto industriale bio non ha molto senso”, commenta Marina Seveso, paladina dell’agricoltura biologica e autrice di ‘Speriamo in bio’: “E non ha senso pagarlo di più a meno che non palesi un’attenzione generale alla salubrità di tutti gli ingredienti”. Cosa che, stando all’indagine di Altroconsumo, non accade. Negli yogurt bio, ad esempio, troviamo una lunga lista di ingredienti ben poco naturali: addensanti, coloranti, aromi, gelificanti. E nelle fette biscottate ci sono grassi di cattiva qualità, anche se sono completamente assenti tracce di fitofarmaci presenti invece nelle marche convenzionali. “Si tratta sempre di quantità ben al di sotto dei limiti consentiti dalla legge, e quindi non dannose alla salute”, specifica la tecnologa alimentare Emanuela Bianchi: “E la legge stabilisce limiti molto precisi e sicuri”.
di – Daniela Minerva
fonte : http://espresso.repubblica.it
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio