PUR CONOSCENDO DA MILLENNI L’UMANITA’ E LE SUE PAURE
La Morte vuol fare un’esperienza diretta di che cosa significhi essere un uomo vivo. Preso possesso del corpo di un bel giovane (B. Pitt), da poco deceduto in un incidente, si presenta al magnate della stampa William Parrish (A. Hopkins) che, alla vigilia del sessantacinquesimo compleanno, sente le prime fitte di un vizio cardiaco e gli propone un patto: prima di portarselo nell’aldilà, vorrebbe passare qualche tempo in sua compagnia. S’innamora, appassionatamente ricambiato, di una (C. Forlani) delle sue due figlie e l’aiuta a sventare una congiura di palazzo. Epilogo (quasi) a sorpresa in chiave romantica. All’origine di questo dispendioso film Universal c’è, non citata, La morte in vacanza di Alberto Casella (1891-1957), messa in scena nel 1924 dalla compagnia di Ruggero Ruggeri e trasposta sullo schermo nel film omonimo (1934) di M. Leisen con Fredric March e nel 1971 in un film TV. Già collaboratore di M. Brest (1951) per Profumo di donna (1922), un altro remake di origine italiana, il veterano Bo Goldman (Oscar per Qualcuno volò sul nido del cuculo, Una volta ho incontrato un milionario) – che qui firma la sceneggiatura con Ron Osborne, Jeff Reno e Kevin Wade – ha radicalmente riscritto la storia in chiave sentimentale, facendone un film il cui tema centrale è la vita, non la morte. Tre ore per quella che è, in fondo, una love story sembrano una durata madornale. Non a caso nove critici su dieci l’hanno accusato di noiosa prolissità. A torto. A modo suo è un film controcorrente, e non soltanto per il personaggio di un miliardario buono, generoso, intelligente, colto (Dante Ferretti gli ha disegnato e arredato la casa con gusto impeccabile), democratico, vedovo inconsolabile e babbo comprensivo, ma per l’anticonformismo del suo ritmo narrativo lento, disteso, funzionale alla storia e ai suoi personaggi, tutti serviti da interpreti adatti.
BUONA VISIONE
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio